di Benjamin Bourgeois, settembre ’24
I bambini mi vogliono bene perché sentono in me la calma e ferma decisione di farli crescere. Il desiderio più grande dei bambini è di diventare grandi, non di essere felici. Io ho deciso di esigere, con la mitezza dovuta, il meglio di loro. Ho deciso, fermamente e in pace, di portarli avanti. Quali sono i due scogli, i due errori che affiancano questa stretta via interiore?
La prima è desiderare che mio figlio rimanga dipendente da me. Più mio figlio o mia figlia cresce, più si rende indipendente e meno ha necessità di me. Ogni passo in avanti che fa mio figlio o mia figlia è un passo indietro per me come mamma o papà. Se io mi nutro emozionalmente della loro dipendenza nei miei confronti, allora vedo nella crescita di mio figlio o di mia figlia una minaccia e, nel nome del suo benessere, lo rendo inutile.
L’altro atteggiamento errato è di avere paura che mio figlio non cresca bene. Cioè, come vorrei io. Allora nascono pressione, ansia da prestazione e giudizi. Mentre nel primo caso la prigione di mio figlio è la mia paura di lasciare il passato, questa è la paura del futuro. Ho paura che sia diverso da quello che ho immaginato io. Questa assenza di fiducia nel bambino e nel suo sviluppo è un’assenza di fiducia nel mondo spirituale, da dove l’io superiore del bambino, assieme al suo custode ed altre entità, hanno già deciso il migliore cammino per lui o per lei. Questa decisione, che posso chiamare semplicemente il karma o destino del bambino, è un seme spirituale.
Questo seme potrà crescere e diventare la pianta che è destinata a diventare soltanto se incontra la buona terra, la buona acqua, la buon’aria e la buona luce piena di calore. L’atteggiamento interiore dei genitori forma la terra. Nell’attaccamento al bebé che era, riconosciamo una terra di pura argilla appiccicosa, mentre l’ansia di un futuro conforme alla mia struttura mentale è una sabbia fra la quale l’acqua – la forza vitale – scappa. Ma quando l’argilla e la sabbia sono presenti insieme, otteniamo il limo. Da notare che è a partire da questo che fu formato, secondo la Bibbia, il primo uomo, nonno Adamo.
Io, genitore, sono la terra a partire dalla quale crescerà mio figlio. Posso voler essere per sempre la sua terra e quindi imprigionar le sue radici. Posso anche renderle magroline e contorte per la mia apprensione. Ma posso soprattutto lasciarle radicarsi nello Spirito vivo in me, nella mia totale fiducia nella presenza e la collaborazione del mondo divino, in me, con me e attraverso me. Mettendomi così al servizio dell’essere spirituale di mio figlio da un lato, e dall’altro del mondo divino che gli ha dato la sua missione al servizio dell’umanità, permetto che queste radici diventino radici spirituali, ossia, libere ali per volare nel vento del cammino vivo che è il Destino.