Intervista dello psicologo Luca Bernardelli a “Mezzora con Messora”, su Byoblu
Riassunto di Francesca Cimino
Cosa succede al nostro cervello a causa dell’uso prolungato di smartphone, tablet e dispositivi digitali? Gli effetti sulla nostra salute fisica e mentale, purtroppo, sono allarmanti. In questa puntata di “Mezzora con Messora”, Claudio Messora intervista lo psicologo Luca Bernardelli, esperto di tecnologie digitali, imprenditore e consulente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi nelle aree Intelligenza Artificiale, Realtà Virtuale, Videogame e Social Media.
Oltre all’aumento di ansia, depressione e disagio, l’iperconnessione causa una vera e propria riduzione della materia cerebrale. Cosa significa?
Negli ultimi 15 anni c’è stata una rivoluzione digitale. Nonostante i benefici si sono molto sottovalutati i possibili effetti. Adesso, dopo 15 anni abbiamo i dati -allarmanti- di lunghe ricerche.
I pericoli della rivoluzione digitale per il nostro cervello e la nostra salute
“Una ricerca molto importante riporta che, per i ragazzi iperconnessi, si nota una riduzione dell’ispessimento cerebrale. È una condizione tipica delle malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson. Non c’è solo questa ricerca, ce ne sono tante altre, indipendenti che riportano dati molto preoccupanti” dice Bernardelli che, su questo argomento, ha anche scritto un libro: “Guida psicologica alla rivoluzione digitale. I pericoli delle tecnopatologie, le opportunità delle psicotecnologie”. (https://www.ibs.it/guida-psicologica-alla-rivoluzione-digitale-libro-luca-bernardelli/e/9788809941212)
E non è finita qui. “Chi usa precocemente e in modo prolungato questi dispositivi digitali va incontro a un deterioramento della materia bianca che è fondamentale per lo sviluppo delle abilità cognitive e una riduzione della materia grigia che è molto importante per le abilità di regolazione emotiva” aggiunge lo psicologo.
Si è parlato molto dell’ansia e dei disturbi alimentari legati all’uso di dispositivi digitali ma si è parlato dei danni cognitivi e fisiologici con cambiamenti cerebrali e neurologici.
Come arginare l’abuso di digitale e social
Oggi tutti i processi cognitivi sono sotto attacco: dal processo dell’attenzione a quelli di memorizzazione fino al sonno. “L’utilizzo eccessivo di dispositivi connessi produce un livello anomalo del cortisolo nel sangue e riduce l’effetto della melatonina. Il sonno è un processo fisiologico per tutto il benessere e l’evoluzione. Ci sono diversi stati che stanno provando ad arginare questo fenomeno molto preoccupante con alcune leggi, ma stanno facendo molta fatica”.
“Il sonno è un processo fondamentale dell’evoluzione.” “Si tratta di tutti i processi cognitivi che l’uomo ha conquistato in miliardi di anni.”
“Anche in Italia si discute di vietare l’utilizzo dei social ai più giovani” rileva Messora.
“L’Australia, di recente, ha bloccato l’accesso ai social media ai minori di 16 anni. La Cina ha ridotto l’accesso ai videogiochi online a tre ore alla settimana perché questo stava compromettendo il rendimento scolastico dei ragazzi“, spiega Bernardelli.
“La Cina sta cercando misure drastiche: proposta di legge per ridurre gli smartphone a meno di 2h al giorno per i minori di 16 anni e 2h fra i 16 e i 18 anni. Ci sono molti ricercatori, anche in Italia, che equiparano gli smartphone a un’automobile che sostengono che ci vorrebbe una patente fatta a una certa eta’. Ci sono tante intelligenze straordinarie, anche precoci, ma la maturità cerebrale e prsiconeurofisiologica matura con gli anni. Entro i 22-25 anni inizia ad esserci una maturazione ulteriore del cervello che porta le persone, per esempio, ad avere una maggiore capacita’ a prendere decisioni. Il cervello sociale è maturo dopo i 30 anni. E’ ovvio che va costruita una maturità del cervello prima di poter dare in mano degli strumenti cosi potenti e cosi straordinari ma che purtroppo hanno degli effetti drammatici .
Le scuole sono complici attraverso l’utilizzo del registro elettronico e di dispositivi elettronici per la didattica.
“Siamo tutti vittime. Siamo stati tutti aggrediti da un fenomeno che non conoscevamo, perche 15 anni fa tutti guardavamo il GPS, Whatsapp, come messaggiarci prima, come raggiungere l’amico, l’amica… Non dobbiamo dare colpe a nessuno oggi. Adesso dobbiamo cercare di capire tutti insieme con due approcci “dal basso verso l’alto” e “dall’alto verso il basso” come gestire questo fenomeno che sta dichiarando queste falle che rischiano di eliminare la cultura, la civiltà, nei suoi cardini.
Trovare cornici di senso adeguate e corrette per l’uso dei dispositivi digitali.
Il genitore oggi e’ inevitabile che faccia fatica ma deve riuscire a trovare come tattica degli alleati, fra altri genitori che hanno compreso che cosa vuol dire l’impatto di questi strumenti sulla salute dei propri figli. Allearsi con altri genitori, che non sono oggi moltissimi ma che ce ne sono sempre di più, lo posso testimoniare, ad aver intuito la portata negativa di questo fenomeno e cercare di arginarlo. Aiutarsi ad allearsi con la scuola chiamando i movimenti che oggi si stanno occupando di fare divulgazione (…).
UE Digital Services Act : un app non dev’essere nociva e far male alla salute di un minorenne, un essere in eta’ evolutiva. Se si scopre che un’app o un social sono nocivi …
Messora: “ E’ un problema anche economico perché intere generazioni che non renderanno nel lavoro e contribuiranno all’impoverimento dell’intero continente, magari all’emergere di popoli che invece arginano questo fenomeno e quindi sviluppano le facoltà intellettive come quelle orientali e quindi tu ti troverai nel terzo o quarto mondo.
(min 16)Luca Bernardelli: “Certamente infatti mi viene in mente la Svezia che, non a caso, aveva uno dei progetti più grandi di scuola digitale dell’Unione Europea e del Mondo è tornata indietro alcuni anni fa, tornando a libri e penne, a scrivere a mano e a leggere. Perché? Perché l’indagine PIRLS (Progress in International Reading Literacy Study) del 2021 ha confermato una drastica riduzione della capacita’ dei ragazzi di saper leggere e scrivere e quindi di apprendimento a tutti gli effetti, a seguito dell’eccesso e dell’abuso, anche a scuola, del digitale.
“E’ problema divulgativo, culturale, ma ci arriviamo.”
Tra autolesionismo e tendenze suicide: è allarme tra i giovani
Jonathan Haidt, nel suo libro “La generazione ansiosa”, riporta dati allarmanti sull’aumento vertiginoso di atti di autolesionismo e tendenze suicide proprio fra i ragazzi.
Nello specifico, registra che i tassi di malattie mentali tra gli adolescenti statunitensi hanno segnato una repentina impennata nel 2010, e da allora hanno continuato a salire.
Dal 2010 al 2018, le diagnosi di depressione e ansia sono più che raddoppiate per gli studenti universitari, mentre il numero di visite al pronto soccorso per autolesionismo di adolescenti è aumentato del 188% tra le ragazze e del 48% tra i ragazzi.
Per non parlare del tasso di suicidi, sempre per gli adolescenti, è aumentato del 167% tra le ragazze e del 91% tra i ragazzi.
Luca Bernardelli: “C’è un attacco ai processi cognitivi e al nostro corpo”
“Sono statistiche drammatiche, negli Stati Uniti tra gli adolescenti c’è stato quasi un raddoppio dei ricoveri in pronto soccorso per atti di autolesionismo. Oltre all’attacco ai processi cognitivi c’è un attacco al corpo. Bisogna tornare al gioco libero, all’indipendenza e all’autonomia” dice Luca Bernardelli.
Ma come affrontare questa situazione senza subirla? “Stanno aumentando gruppi di ragazzi detti digital free, ovvero che si ritrovano al parco senza smartphone. Genitori, insegnanti e psicologi devono informarsi e confrontarsi su questo tema. Parlatene, informatevi e divulgate. Ci sono tantissimi libri su questo argomento oggi, non abbiamo più alibi” conclude il consulente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi.